martedì 12 febbraio 2013

Nobiscum.

Io è te. Io e te.
Alcuni la chiamerebbero 'convivenza' questa strana forma di sopportazione.
È una vita simbiotica: un io che necessita della scissione per affermare il suo potere.
Sei il primo bivio che incontro al mattino: la scelta che che comporterà tutte le successive.
Certe volte ti scelgo distratta, folle, inesperta.
Altre volte guardo il tuo sorriso e scelgo la schiettezza di un viso poco truccato.
Ci sono quei giorni in cui lascio al caso l'ardua sentenza.
Ritrovo i tuoi trucchi sparsi per casa: credi che curino il tuo essere.
Non sei mai stata una direzione precisa, con te è un continuo gioco a lotto, una sorpresa che non ha termine.
Certe volte, ti trovo assorta nei tuoi pensieri: chiudi gli occhi e aspetti che passino.
Aspetti che i tuoi sensi trovino il luogo rifugio, aspetti di poter passare avanti verso il prossimo sentiero.
C'è chi non ti crede mai perché non sa dove guardare: se alla tua bocca pulita o alle bugie di cui rivestì le parole.
C'è chi non si sforza di passarti accanto: ti lascia andare perché non vali neanche la pena di uno schianto.
Solo io ti sono sempre accanto: ti strucco gli occhi, dopo il pianto.
Non sei nata come pagliaccio ma la tua faccia ricorda un sorriso.
Un naso rosso, un bambino non ancora disilluso.
E tu non lo sai: non sorridi quasi mai.
Un velo di ombretto copre quegli occhi velati di pensieri, lasci scivolare su le calze e ti infili un altro vestito elegante.
Ti torturi.
Mi torturi con la tua finta esuberanza, contro quella forte immagine apparente che non nasconde che un insicura maschera di cera.
Ti bruci al sole: lo lasci fare.
Desideri gli occhi altrui, non disdegni le attenzioni.
Ti distolgono da me che ti aspetto alla porta, di ritorno a casa.
Curo i tuoi piedi stanchi, rassereno il tuo animo in tumulto.
Conto i buchi del tuo petto, ti racconto una bugia.
Ogni volta, diventi un pó più mia.
Hai corso dentro troppi letti senza fermarti mai.
Hai lasciato che le immagini scorressero davanti ai tuoi occhi: le hai tenute lontane dalla mente.
Qualcuno faceva sesso con il tuo corpo e tu eri distante.
Eri con me: rimboccata tra le coperte, nel verso di una poesia, al centro di un altro burrone.
So che lo sai, che conosci il male che ti fai.
Scorri dentro di lui, ti lasci trasportare.
Offri la tua carne, sei il tuo sacrificio.
Ti svendi perché qualcuno ha minato il tuo valore, tanto tempo fà.
Abbracciami, bambina.
Stringimi le mani, riprenditi per mano.
Cade un rossetto sul pavimento: si rovescia il contenuto.
Tu adesso sei lontana ma vicina.
I tuoi controsensi sono stati ammortizzati da una fantasia loquace: da un mondo che giace sul fondo di un libro.
I tuoi mostri si sono acquietati, hanno preso nuove sembianze e adesso puoi sconfiggerli.
Cala la notte e io e te siamo. Insieme.
Io è te.
Con noi, bambina mia, tramontano anche le tue pene.

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