sabato 9 febbraio 2013

Avrei

L'ultima goccia di caffè è stampata indelebilmente sulla tovaglia. Forma imprecisa ma ben definita. La potrei ridisegnare: le toccherebbe una descrizione migliore. Degna di un attimo effimero, di quel cucchiaino che l'ha persa lungo il percorso. È svanita, nell'arco di un secondo. Ha cambiato direzione, ha scelto la materia, ha scelto la fine. L'inconsistenza. Sono distesa su quella tovaglia, hanno scelto per me. Hanno scelto il mio trampolino, si sono abilmente travestiti da destino e mi hanno reso. La prospettiva è capovolta. Le tazzine si muovono velocemente sopra di me, avverto un silenzio.
Le parole non mi sono concesse.
Avverto la mia immobilità.

Sono l'ultimo foglio di questa bacheca. Il vento mi fà tremare e gli sguardi veloci degli studenti mi svelano la realtà. Qualcuno ha deciso che questo fosse il mio posto, che avessi qualcosa da dire agli altri. Chissà cosa, chissà perché. Chissà. Un annuncio pubblicitario, o forse una locandina cinematografica. Se potessi, sarei un numero di telefono senza nome e senza faccia. Se potessi, sarei una lettera d'amore sofferta che termini bisbigliando.
Se potessi, sarei una stampa di labbra, un bacio pronto per essere rubato.
Da un passante, da un amante.
Ancora una volta.
Un bacio di carta che non scolorisca, mai.

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